Ora vedremo come trattare il bambu con delle soluzioni Per migliorare la conservazione e allungare la durata del bamboo occorre effettuare dei trattamenti che modificano la presenza di determinate sostanze all’interno dei culmi.
Preservare in maniera ottimale il bamboo significa eliminare gli amidi presenti al suo interno: questa procedura può essere accelerata e migliorata grazie dall’utilizzo di soluzioni che lavano via le sostanze presenti nel bamboo sostituendole con sostanze preservanti. Esistono soluzioni altamente tossiche con ingredienti tipo arsenico e cromo ma non le tratteremo in questo articolo.
La soluzione più utilizzata per trattare il bamboo è composta due elementi: l’acido borico e i sali di borace, a cui va aggiunta acqua.
In genere la soluzione deve rispettare la proporzione di 1:1,5: per avere una soluzione al 4% si scioglieranno 1 kg di acido borico e 1,5 kg di sali di borace in 100 l d’acqua. Questo tipo di soluzione viene utilizzata in diverse modalità: la condizione ottimale per mantenere in soluzione i sali prevede delle temperature superiori ai 40/50°C. La soluzione calda infatti favorisce anche la dilatazione dei canali linfatici del culmo permettendo la fuoriuscita della linfa e l’ingresso della soluzione.
Gli ingredienti si possono reperire singolarmente o sotto forma di premiscelati già dosati e con le istruzioni riportate nella confezione. Questi premiscelati essendo utilizzanti maggiormente in Asia e in America latina sono di difficile reperibilità in Europa.
Oltre all’acido borico e ai sali di borace per trattare il bamboo e preservarlo nel tempo, esistono altre ricette che utilizzano prodotti di origine vegetale come canfora e peperoncino.
Questi ultimi sono ingredienti percepibili all’olfatto nel prodotto denominato Free-Mite – di produzione Indonesiana e non distribuito in Europa – in cui il principio di preservazione è il medesimo dell’acido borico con sali di borace, rendendo il bamboo non appetibile per parassiti creando un’ambiente inospitale per i funghi.
Un ingrediente ampiamente reperibile in Europa e utilizzabile per il trattamento del bamboo è la calce (NHL 5), o più precisamente “l’acqua di calce“, ovvero una soluzione di acqua satura di calce che si può ottenere sciogliendo una parte di calce in 9 di acqua e lasciandola depositare sul fondo per circa 24 ore; l’acqua che verrà prelevata in superficie è l’acqua di calce.
Considerando che la struttura interna del culmo di bamboo e che la superficie esterna ed interna non sono “assorbenti”, la soluzione trattante può essere applicata tramite
- immersione dei culmi in vasca
- riempimento dei culmi di bamboo
- a pressione, con il metodo denominato “boucherie modificato”
Nell’immersione in vasca il bambu da trattare viene preventivamente bucato, solitamente si utilizza un tondino di ferro per bucare i nodi interni, in alternativa è possibile praticare due fori con il trapano tra un nodo e l’altro, mantenendo così integri i nodi interni. Per non bucare il culmo di bambu si può applicare un peso sopra le canne di bamboo in modo da tenerle completamente immerse nella soluzione.
Trattare il bambu riempiendo il culmo è una pratica che viene denominata VSD, ovvero Vertical Soak Diffusion. Il bamboo da trattare viene bucato su tutti i nodi tranne l’ultimo alla base, a questo punto è bene posizionarlo in modo che possa rimanere in posizione verticale, dopodiche viene riempito di soluzione trattante, la soluzione penetrerà all’interno del bamboo dalle spaccature generate bucando i nodi interni, successivamente basterà posizionare un cuneo a terra o all’interno di un contenitore e colpirlo con il nodo finale per bucarlo, ed eventualmente recuperare la soluzione.
Trattare il bamboo utilizzando la pressione è uno dei metodi più sostenibili per il minimo utilizzo d’acqua, un altro vantaggio del trattamento Boucherie è il fatto che la canna di bamboo rimane integra perchè non è necessario bucare il culmo.
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